La mia passione per gli animali penso 
		sia nata con me ... ero ancora molto piccola e mi ricordo chiaramente 
		l’allevamento di canarini che mio papà realizzava in pochissimo spazio 
		tra le mura di un appartamento sito nel centro storico di Torino: 
		studiava gli accoppiamenti al fine di ottenere i piumaggi più variopinti 
		o 
			
			le qualità dotate di un miglior canto.
			
			  In quel poco spazio il sogno di mia 
		sorella (più grande di me di 11 anni)di avere come compagno di giochi un 
		cane sarebbe sembrato per molti irrealizzabile: non avevamo un giardino, 
			
			
			anzi quello 
			condominiale era squallido e con un 
			
			unico striminzito albero, che 
			non interessava neanche all’ultimo dei passerotti che in primavera 
			rallegrano i cieli un po' meno grigi di Torino – abitavamo ad un 
			secondo piano senza ascensore e non c’erano ampi terrazzi in cui 
			pensare di alloggiarvi un’eventuale cuccia....eppure un giorno mio 
			papà (forse la 
			
			passione ce l’ha trasmessa proprio lui) arrivò a casa 
			con un bellissimo cucciolo di dalmata, affrontando i malumori di mia 
			mamma, che non era stata minimamente preparata alla novità. 
			
			Io ero veramente molto 
		piccola e ne ho un ricordo molto vago, mentre mi ricordo come se fosse 
		ieri di  
			Dick, il secondo cane che entrò nella nostra casa e che mi 
		accompagnò fino alla adolescenza. Era un esemplare di Boxer con una 
		testa ed un’espressione bellissime messi in un corpo un po' meno tipico ( 
		parlo di quasi 35 anni fa e non c’era all’epoca la cultura cinofila che 
		possiamo avere oggi), che mio papà acquistò nel negozio di animali 
		davanti al quale passava tutti i giorni andando al lavoro.
			
			  Entrò in casa nostra in punta di piedi 
		molto timido ed impaurito, conquistandosi le simpatie di mia mamma che 
		aveva mal tollerato la troppa invadenza dei nostri spazi di chi lo aveva 
		preceduto ma, appena il coraggio sopraggiunse, si impossessò totalmente 
		delle nostre vite al punto di obbligarci a dargli delle spiegazioni, 
		prima di allontanarci da casa senza di lui, se volevamo evitare che 
		facesse disastri in nostra assenza . Pur non essendo fisicamente un 
		degno rappresentante della razza, aveva dalla sua un carattere 
		eccezionale che ci permise di portarlo sempre con noi ovunque, 
		insegnandoci ad apprezzare quella silenziosa presenza che solo un cane 
		ti sa dare.
		
		
			
			 
Alla 
			sua morte la sofferenza fu talmente forte che per un po' non 
			riuscimmo a prendere in considerazione l’idea 
			di averne un altro (sarebbe stato 
			impossibile 
			sostituirlo... come Dick c’era soltanto lui), ma ogni tanto 
		una delle numerose enciclopedie dei cani che avevamo in libreria si 
		apriva ed io e mia sorella sfogliavamo pagina dietro pagina, leggendo 
		standard di razza, sognando l’ arrivo di un nuovo cucciolo.
			
			 Sei mesi dopo acquistammo una femmina di 
		Welsh Terrier, con tanto di pedigree, presa questa volta in un 
		allevamento serio che continua tuttora con successo la sua attività. Con 
		lei ci fu l’approccio timido, questa volta da parte nostra, al mondo 
		delle esposizioni canine di bellezza : non era facile, bisognava saperla 
		presentare, ma soprattutto toelettare nel modo corretto, e lo stripping 
		non è cosa che tutti sanno fare, nemmeno molto spesso molti toelettatori 
		cosidetti professionisti, e così i risultati raggiunti non furono molti 
		ma imparammo un’altro modo di relazionarsi con il cane.
			
			  Non solo più un compagno nella vita di 
		tutti i giorni ma un qualcuno con cui lavorare e con cui fare delle 
		attività, vissute con più o meno agonismo.
			
			  
			
Visse con noi 12 anni e nel 
		frattempo ero diventata una donna adulta che desiderava avere un 
		proprio” compagno” con cui condividere le giornate di single: la mia 
		scelta in un primo tempo si indirizzò sul setter irlandese ma, quando 
		nel ‘98 all’esposizione internazionale di Milano mi avvicinai al ring 
		dei Golden Retriever, rimasi letteralmente affascinata dall’eleganza e 
		dalla dolcezza che sapevano esprimere quei cani di una razza per me 
		ancora poco conosciuta. 
			
			Andai a casa e feci quello che oggi consiglio a 
		tutti di fare quando decidono di “comprare” un cane: lessi molto e mi 
		documentai sulla razza su tutti i testi che era possibile reperire in commercio.
			
			  Circa un anno dopo entrò nella mia 
		vita una splendida cucciola di golden retriever.
			
			  Con lei imparai quel rapporto tutto 
		particolare che si ha con un retriever e mi fece irrimediabilmente innamorare di questa 
		razza, tanto che, soltanto 12 mesi più tardi,decisi di darle una 
		compagna.  
			
			 
			
			Tara e 
			Tiffy two, le capostipiti del 
		mio allevamento, mi hanno insegnato quanto un golden sappia essere 
		gentile, discreto, buono e generoso e quanto sia veramente appagante la 
		loro compagnia, arrivando giorno dopo giorno a vivere quasi in simbiosi, 
		riuscendo a capirsi con un semplice scambio di sguardi.
			 
			
			
			 
			
			E’nel rispetto di questo rapporto che 
		ho impostato il mio allevamento: i miei cani vivono a stretto contatto 
		con me ogni momento della giornata e non rinchiusi nei box; dedico tutto 
		il tempo necessario alla cura del loro mantello e del loro benessere 
		fisico portandoli ogni giorno a fare lunghe camminate nei boschi o, se 
		possibile, a nuotare; cerco di trasmettere questa mia passione a tutti 
		coloro si avvicinino con l’intenzione di adottare un mio cucciolo, 
		perchè la mia idea è che se si è veramente capiti si è amati.